L' 'eredità operaia' tramandata dalla vecchia generazione alle dipendenze Fiat, il lavoro di inchiesta e supporto al fianco delle vertenze aperte nel territorio, il processo di autorganizzazione interna, dal 'delegato di raccordo' al collettivo di fabbrica, per costruire consapevolezza e autodeterminazione e superare la coazione a ripetere lo schema chiuso della rappresentanza sindacale.
La reazione istantanea alle lettere di licenziamento, la ferma risoluzione nell'allontanare le guardie armate inviate dalla proprietà, la ripresa e l'occupazione della fabbrica. E poi la sperimentazione di una nuova e altra quotidianità nell'autogestione dello stabilimento, l'attitudine all'iniziativa che dà corpo alla mobilitazione permanente fino alla 'marcia dei 40mila' - quella buona e giusta - del 18 settembre.
Una vertenza che fin dalla sua origine è stata capace di mettersi a disposizione, dare un'indicazione, farsi generale. Da 'se sfondano qui, sfondano ovunque' ad 'Insorgiamo' come nome comune, campo di battaglia e spazio di possibilità; uno spazio che fino a ieri, nella crisi economica, sociale e politica che stiamo attraversando, non riuscivamo neppure a intravedere.
Nell'assemblea di sabato insieme a Felice, Francesco e Roberto abbiamo discusso di questo e di molto altro. Ma soprattutto ci siamo interrogati su come valorizzare la potenza di ricomposizione che la lotta Gkn è riuscita ad esprimere, su come possa imprimere una spinta nuova agli altri fronti di resistenza contro i licenziamenti collettivi e le delocalizzazioni; su come possa contaminare altri luoghi dell'attivazione sociale, come la scuola e l'università, e altri ambiti, come quelli che intervengono sulla questione climatica e ambientale.
Su come fare di 'Insorgiamo' quel passaggio di testimone che parla di dignità e autonomia, capace di diffondersi e crescere attorno alle linee di frattura delle diseguaglianze, per dare una nuova opportunità alla conflittualità sociale in questo paese e generalizzare l'opposizione al governo Draghi.
Su come tenere aperto questo spazio di possibilità, come amplificarlo fino a mettere in discussione i rapporti di forza, per ridirezionare dal verso giusto la lotta di classe, grazie a un rinnovato protagonismo sociale che torni a rifiutare le decisioni imposte dall'alto.
'Con le nostre teste, non sulle nostre teste'.
Csa Sisma
Centri Sociali delle Marche