incontro / dibattito con
Da anni lo spazio pubblico in ogni sua declinazione subisce un processo di controllo e disciplinamento, processo che nasce e si sviluppa con precise finalità politiche e poi finisce molto spesso per muoversi come un muscolo involontario in mano a tecnici e dirigenti.
Termini come 'decoro', 'movida', 'sicurezza', vengono ripetuti in modo martellante, utilizzati ad arte per costruire la base culturale - tutta giocata sulla 'percezione' - su cui poggiare le norme volte a stringere le maglie della vita collettiva, nelle grandi città così come nei piccoli centri. Tutto diventa emergenza, non fa differenza se si tratti di una finestra rotta o di una pandemia, e giustifica un nuovo giro di vite repressivo e tecnico-normativo.
Se questi processi sono nati con l'obiettivo, neanche troppo mascherato, di colpire poveri, migranti o altri soggetti dell'emarginazione e tifo organizzato e movimenti di protesta, da anni si è andati molto oltre, fino ad interessare ambiti che tradizionalmente venivano considerati "al riparo" o toccati solo marginalmente. Uno di questi è quello degli eventi e degli spettacoli dal vivo, al centro di una vera e propria stretta repressiva ben prima dell'avvento delle normative anticovid.
Come si è arrivati a questa situazione? Quali sono state le dinamiche che hanno portato alla riduzione dello spazio pubblico? Qual è il quadro normativo che disciplina l'organizzazione degli eventi pubblici?
Quali sono gli strumenti che si possono mettere in campo per arginare e rovesciare la deriva in corso da anni?
A queste ed altre domande proveremo a dare una risposta in compagnia di Wolf Bukowski e Michele Serafini, passando da un'excursus storico attorno agli "stati di emergenza" per arrivare alle norme attuali che regolano lo svolgimento di eventi e manifestazioni. Provando ad immaginare e costruire un possibile scenario che possa rappresentare una reazione collettiva a uno stato di emergenza continua.