Manifestazione: Pfizer/Ascoli
Una superficie di 164.000 metri quadrati, di cui 24.000 coperti da magazzini e impianti. Un sito che serve il 46% del mercato europeo, il 14% dei mercati del Ceer, il 20% di quello asiatico, il 9% degli USA, il 4% dell'America Latina e il 6% dell'Afme. Un volume di produzione che nel 2015 ha registrato 105 milioni di confezioni, confermandosi uno dei nodi produttivi cardine del core business aziendale. Stiamo parlando dello stabilimento marchigiano di Pfizer che si trova ad Ascoli Piceno.
La ditta americana insieme al suo partner tedesco BioNTech, più di Moderna e sicuramente più di AstraZeneca, grazie all'innovativo vaccino a mRNA contro il Covid-19, si rappresenta come l'unica via per uscire dal tunnel della sindemia. In altre parole, lo stesso sistema responsabile del disastro si presenta come il salvatore. "È grazie al capitalismo, al libero mercato e alla sua avidità che abbiamo il vaccino", per citare le parole di Boris Johnson.
In effetti, Pfizer e BioNTech nel primo trimestre del 2021 hanno visto ricavi pari a 14,582 miliardi di dollari, più del 45% rispetto allo stesso periodo del 2020. Solo dal vaccino per il Covid-19 sono pervenute entrate per 3,5 miliardi di dollari. Il Ceo Albert Bourla ha visto il suo compenso del 2020, circa 21 milioni di dollari, aumentare del 17%. Per la fine del 2021 si punta a produrre 2,5 miliardi di fiale con un ricavo stimato attorno ai 26 miliardi. La Commissione UE sta negoziando contratti pluriennali - 2022 e 2023 - per garantirsi 1,8 miliardi di dosi che pagherà circa il 50% in più dei costi attuali. Tutto questo dopo aver già investito 100 milioni di euro per la ricerca e lo sviluppo del vaccino di Pfzier-BioNTech e aver speso 280 milioni di euro per acquistarne le dosi durante la fase di sperimentazione.
Nonostante gli elogi rivolti alla libertà d'impresa privata, l'azienda farmaceutica americana, tramite il partner BioNTech, ha beneficiato dei finanziamenti pubblici tedeschi e dell'uso di brevetti degli istituti nazionali di sanità americani, necessari per i vaccini a Rna messaggero.
È invece tristemente nota la storia degli scellerati accordi preliminari tra Pfizer-BioNTech e la Commissione UE fondati sulla verifica trimestrale e non settimanale della consegna delle dosi, che impedisce di fatto ai sistemi sanitari nazionali ogni tipo di programmazione e pianificazione; sul risarcimento a carico dei singoli stati in caso di eventuali danni provocati dai vaccini; sull'esclusività della produzione e della commercializzazione del vaccino, garantita dai brevetti in base agli accordi sulla proprietà intellettuale stipulati dall'Organizzazione Mondiale del Commercio.
La "pallottola d'argento" per uccidere il "mostro pandemico" è frutto dei finanziamenti e della ricerca pubblici con la conseguente accettazione di socializzarne le perdite. Il prodotto finale e il suo utilizzo però sono poi espropriati e i profitti che ne conseguono privatizzati. Alla faccia del famigerato rischio d'impresa, base di ogni epica capitalista!
La granitica difesa della proprietà privata ribadita nei TRIPS e accentuata con i TRIPS plus, tanto da rendere l'Unione Europea il miglior avvocato delle multinazionali (non è un caso che alla sospensione dei brevetti proposta da Biden, abbia risposto in maniera perplessa Ursula von der Leyen e in maniera negativa la Merkel), è oggi uno dei più grandi paradigmi dell'asservimento della vita al profitto.
La quantità di vaccini globalmente somministrati è infatti sovrapponibile a quella del PIL: Nord America, Unione Europea, Sud America, Asia e Africa. Capitalismo, libero mercato, profitto e brevetti sono un colpo al cuore ad ogni idea di uguaglianza sostanziale e al diritto alla salute di ogni essere umano, poiché limitano o impediscono la possibilità di accedere a cure e vaccini.
L'oligopolio delle Big Pharma sembra essere destinato a diventare un monopolio poiché, tra le cinque multinazionali che generano il 90% del valore delle vendite mondiali, Pfizer, con i suoi 46,72 miliardi di fatturato, si colloca al primo posto. Questo consente all'azienda farmaceutica e al Paese cui afferisce, cioè gli USA, di giocare un ruolo di dominio sul piano della governance mondiale.
Sulla vaccinazione globale, infatti, si gioca una partita fondamentale per il potere, quella di ottenere consenso e asservimento tramite la promessa della cura. La proprietà intellettuale e i brevetti trasformano il vaccino da strumento di liberazione a strumento di controllo. Basti vedere che in Israele il contratto con Pfizer prevede l'accesso ai dati della popolazione e che in Argentina sempre Pfizer ha chiesto di poter accedere alle riserve auree del paese.
La logica capitalista che le Big Pharma ben incarnano riduce la vita a merce, in quanto il vaccino, di fronte al pericolo di crepare, si fa arma di controllo. Pfizer oggi è la più lapalissiana espressione di un biopotere che è in grado di decidere sulla vita e sulla morte di singoli individui e/o popolazioni a seconda del proprio tornaconto economico.
È bene però sapere che questo squilibrio non si misura solo tra paesi ricchi e paesi poveri, ma anche all'interno dello stesso occidente. In Italia, infatti, la gestione della pandemia e delle vaccinazioni è stata e continua ad essere smaccatamente e spietatamente classista, piegata agli interessi delle lobby politiche ed economiche, a partire da Confindustria.
Sabato 29 maggio alle ore 15:00 manifesteremo davanti alla sede della Pfizer ad Ascoli Piceno per affermare che la salute è un diritto e non una merce, che i brevetti devono essere aboliti, che la ricerca, lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di cure e vaccini devono essere pubbliche e che le nostre libertà collettive non possono essere una variabile dipendente del loro profitto.
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