Non siamo tutti sulla stessa barca. La crisi sanitaria, economica e sociale che stiamo vivendo non fa altro che rendere ancora più visibili le enormi disuguaglianze che ci sono nel nostro paese. Pochi ricchi stanno diventando sempre più ricchi. Noi, un pezzo di società con lavori precari, mal pagati o che un lavoro non c’è l’ha ci stiamo impoverendo sempre di più.
Questa crisi rende sempre più evidente una cosa, tanto semplice e sotto gli occhi di tutti, ma così difficile da nominare che nessuno ne parla: l’unica soluzione è una vera redistribuzione della ricchezza in questo paese.
Il nostro programma è tanto semplice quanto realistico e sempre più necessario: prendere i soldi dove ci sono e redistribuirli a chi ogni giorno produce quella ricchezza:
Che paghino i giganti del web che ogni giorno si arricchiscono con i nostri dati. Che paghino le grandi aziende dei combustibili fossili che si arricchiscono devastando l’ambiente e le nostre città.
Vogliamo un reddito di base per vivere e non sopravvivere.
Vogliamo una sanità pubblica, di qualità, accessibile e gratuita. Basta soldi pubblici alla sanità privata che ha il guadagno di pochi e non la salute collettiva come unico scopo. Recovery Fund e fondi europei non devono diventare nuovi debiti sulle nostre spalle. Quello che manca non è la possibilità di farlo, ma la volontà politica di governi passati e presenti, centrali e regionali, italiani ed europei, che pensano di uscire da questa e da altre crisi mettendo qualche toppa, nella sanità come nell’economia, in un buco di sistema sempre più grande.
Governi, centrali e regionali, che sono i primi responsabili dell'emergenza sanitaria, sociale ed economica. Il 'Dpcm di Natale' è solo l'ultimo esempio: il paternalismo di un patrigno burbero e autoritario, che usa il bastone per scaricare le colpe su singoli e collettività, reprimendoli, mentre usa la carota per ingrassare i soliti interessi del grande profitto privato.
Il nostro programma non possiamo aspettarcelo dai governi, ma dobbiamo costruirlo noi, un pezzo di società che è stanca di sopportare ogni giorno il ritornello che non c’è alternativa. Possiamo costruirlo lottando e riprendendo nelle nostre mani il diritto a decidere sulle nostre vite e sul nostro futuro.
Centri Sociali Marche
IL VIRUS È IL CAPITALISMO
LO STATO È IL SUPERDIFFUSORE
Amazon +300% / Google +59% / Apple +78% / Facebook +30% / Zoom +355% / Netflix +64%
Da marzo i miliardari italiani hanno aumentato il loro patrimonio del 31%, i primi tre sono più ricchi di sei milioni di poveri: 'il capitale non fa sconti'. Questo recita il volantino distribuito oggi in centri e zone commerciali della regione. Niente meglio di questi dati descrive la realtà sociale ed economica durante l''emergenza coronavirus'. Emergenza che come le precedenti, è prodotto del sistema capitalistico, ne evidenzia ed esaspera le diseguaglianze di classe. Il diritto universale alla salute è stato sacrificato insieme a migliaia di vite sull'altare del fallimento di un sistema sanitario piegato al privato.
La gestione politica dello 'stato di emergenza' non risponde a 'esigenze di contenimento del contagio' ma alle 'necessità' della 'lotta di classe' dall'alto verso il basso. In alto deroghe e concessioni per tutelare i grandi capitali economico finanziari, verso il basso si scaricano i costi della crisi e si impongono disciplinamento sociale e restrinzioni di libertà individuali e collettive.
E allora ritorniamo a combatterla dal basso verso l'alto la lotta di classe, che siano i ricchi a pagare, che il nostro desiderio di giustizia sociale, libertà e autonomia sia più forte del potere tossico di uno stato in crisi d'astinenza da dpcm.