“Il terroir non è un ideale ma
un dato storico mutevole”
Uno
dei luoghi fondamentali della riflessione politica di questi ultimi anni è
l'approfondimento della connessione tra territorio e cooperazione sociale. Le
realtà di movimento stanno diventando sempre più protagoniste nelle attività
per la valorizzazione del territorio, continuamente aggredito dalle dinamiche
dello sfruttamento ambientale.
A
tale politica di sfruttamento, infatti, si oppone l'azione dei diversi soggetti
che vivono il territorio non come uno spazio da esaurire ma da vivere e
sviluppare. Un esempio concreto di ciò è il caso del consorzio dei vignaioli
bio Terroir Marche.
Sabato
14 dicembre saranno ospiti al Sisma per presentare il loro progetto. Questo
incontro, come gli altri che lo hanno preceduto, non vuole essere all'insegna
della riproposizione di una visione romantica ed astorica del territorio,
incastonata nel tempo e nello spazio dell'immaginazione e del ricordo. Al
contrario vuole essere la riaffermazione di un tempo e di uno spazio vivi in
cui agire pratiche di liberazione.
È
essenziale nell'ottica di una prospettiva politica che si snoda e si staglia
nella dimensione globale così come in quella locale proporre la ricchezza delle
singole soggettività che compongono un territorio come specificità reale. Qui
sta la reale ricchezza da valorizzare. Come ci ricorda Corrado Dottori la
potenza del territorio “sta nella ricchezza delle diversità, sorta di
straordinario meticciato culturale”. Esso non è, quindi, una difesa di un
ideale territorio pacificato, utopico, metastorico da preservare, da chiudere,
ma un territorio vivo da attraversare e da cogliere in tutta la sua ricca
diversità e potenzialità.
Leggendo
queste parole si ha la sensazione che non si parli solo di bio, ma di qualcosa
di più. Qualcosa che ha a che fare con la propria dimensione di azione sociale
politica, concreta e materiale. Non si tratta di analizzare e preservare
all'interno di riserve indiane il folklore e la particolarità, ma far leva su
ciò che si pone criticamente nei confronti delle attuali logiche produttive,
che si interpone alle attuali pratiche codificate.
Proprio
dal riconoscimento di pratiche che escono fuori dalla norma nasce l'idea di
presentare il 6 dicembre al Sisma a “Passo d'uomo tra i pastori”, un
documentario sulla transumanza prodotto dall'associazione Marsia a 360° e
Produzioni dal basso. Un documentario che vuole raccontare la pratica ormai
illegale della transumanza.
Vivere
il territorio, dunque, è anche un rischio. Rischio di essere soggetti passivi
di una serie di norme che non mirano a indicare livelli di qualità e pratiche
virtuose, quanto a controllare e perseguire. Il rischio, allo stesso tempo, è
essenziale per il positivo emergere dei soggetti come elementi attivi che
modificano il contesto in cui si muovono, rischio di aprire discorsi e pratiche
per riproporre con intelligenza la questione del reddito e di come si potrebbe
raggiungerlo sapendo ben interpretare il proprio territorio.
La
cooperazione sociale è proprio questa connessione tra lavoro politico e
riconoscimento del valore e delle potenzialità di un territorio, saperlo vivere
e far mutare all'insegna dei desideri e dei bisogni di quanti lo compongono, lo
vivono e lo attraversano.