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giovedì 3 gennaio 2013

OPENwed

GLI OPENWED di SISMA_LAB

Sisma_Lab è un progetto pensato per raccogliere gli innumerevoli spunti, pratiche, percorsi nati dalle tante esperienze laboratoriali e seminariali auto-organizzate nel Centro Sociale Sisma. Un progetto che ha voluto valorizzare e approfondire le riflessioni scaturite in questi anni di autogestione sul senso di uno spazio sociale che si apre alla dimensione della sperimentazione artistica.

Un progetto che vede come protagoniste le tante persone che hanno attraversato il centro sociale partecipando ed animando i corsi, i laboratori e i seminari. Una serie di progetti e serate per riportare sotto i riflettori le questioni inerenti la produzione culturale.

Anche quest'anno ripartiamo con la consapevolezza che la centralità della auto-formazione e della condivisione dei saperi sia un elemento essenziale nella costruzione di nuovi spazi di autonomia e di libertà. I processi della produzione artistica che si intersecano con il lavoro politico e sociale si trasformano in un momento essenziale per mettere in pratica i saperi acquisiti e poter sperimentare attraverso i linguaggi dell'arte nuove forme narrative della contemporaneità.

Riportare al centro il tempo liberato dall'arte per agire gli spazi sociali. Per questo proponiamo la creazione di uno spazio espositivo a disposizione degli artisti che impegnati nell'auto-produzione trovano difficoltà nel progettare, allestire e presentare le proprie opere. Un vero e proprio attraversamento degli spazi sociali delle produzioni artistiche.

La valorizzazione del territorio, tematica affrontata e declinata nell'attività culturale e politica del Sisma, significa anche la valorizzazione delle soggettività che all'interno del territorio lo vivono e lo animano culturalmente. Uno scambio tra spazio, ambiente e soggetti per costruire un presente al di là della miseria culturale dell'immediato.

Sisma_Lab è un progetto politico in cui molteplici soggettività attraverso le diverse pratiche artistiche pensano e costruiscono un progetto collettivo comune.

 IMAGINATION, MON ENFANT!


Le serate di OpenWed

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mercoledì 2 gennaio 2013

SCRITTURE IRREGOLARI #1: Gabriella Kuruvilla

SABATO 23 NOVEMBRE
SCRITTURE IRREGOLARI
La felice anomalia della letteratura migrante al femminile

- ORE 18,00:
PRESENTAZIONE DEL PROGETTO
E INCONTRO CON LA SCRITTRICE GABRIELLA KURUVILLA

- ORE 20,30:
CENA SOCIALE con prodotti della Fattoria Sociale “GUS Urbisaglia”

Gabriella Kuruvilla è nata a Milano nel 1969 da una famiglia meticcia costituita da madre italiana e padre indiano. Scrittrice di testi narrativi, ma anche giornalista e pittrice, Gabriella ha all'attivo collaborazioni con il Corriere della Sera, Cosmopolitan e Internazionale, nonché diverse mostre di suoi dipinti in Italia e fuori.
Come autrice ha esordito nel 2001, pubblicando con l'alter-ego Viola Chandra il romanzo Media chiara e noccioline. In corrispondenza del 2005 due suoi racconti sono stati inclusi nell'antologia Pecore nere, assieme a quelli delle scrittrici Ingy Mubiayi, Igiaba Scego e Laila Wadia. Al 2008 risale la raccolta E' la vita, dolcezza, edito da Baldini Castoldi, un compendio di storie minime di esistenze che hanno come sfondo il tema della faticosa transizione verso la multiculturalità. Del 2011 è il libro per bambini Questa non è una baby-sitter, mentre nel 2012 è uscito per LaterzaMilano, Fin qui tutto bene. 
Nell'opera di Gabriella, scrittrice peraltro sempre attenta alla questione femminile,  i temi dell'integrazione e del rapporto con il “diverso” si intersecano con quelli della riflessione sulle spinte globalizzanti attive nei contesti urbani dell'Italia settentrionale.

Durante la serata presentazione del reportage fotografico:
Refugees: Stranded in Italy di Luca Toffolon - Collettivo Fotosocial 
Hai un volto se in tasca hai un documento": un progetto fotografico rivolto agli italiani che descrive il cinico procedimento burocratico a cui i rifugiati sono sottoposti per ottenere un permesso di soggiorno.



Per informazioni e prenotazioni: 347/9683449 - info@csasisma.org

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Le foto della serata:     L'INCONTRO      LA MOSTRA     LA CENA SOCIALE
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Recensione di Pecore nereantologia con brani di Gabriella Kuruvilla, Ingy Mubiayi, Igiaba Scego, Laila Wadia.


Quattro donne dalla pelle scura, penna in mano e in tasca un passaporto italiano. Gabriella Kuruvilla è nata a Milano, ma il suo colorito olivastro tradisce un'identità meticcia di figlia nata da madre italiana e padre keralese; Ingy Mubiayi vive nella nuova Roma multietnica, ma ha emesso il suo primo vagito a Il Cairo, in braccio alla mamma egiziana; Igiaba Scego è romana da sempre ma non rinnega le sue origini somale; Laila Wadia è arrivata già adulta in Italia, da Bombay, e oggi è una delle autrici più premiate della nostra letteratura. Nell'antologia Pecore nere, edita da Laterza nel 2005 e più volte ristampata, Gabriella, Ingy, Igiaba e Laila portano sulla pagina storie fresche e ironiche con le quali manipolano la materia scottante dell'integrazione e raccontano la piccola epopea che è la vita dei migranti – di prima e, ormai, di seconda generazione – in Italia.
Le protagoniste degli otto racconti redatti dalle quattro autrici sono giovani donne in bilico tra più di una cultura, ansiose di elaborare il proprio personale senso di appartenenza o decise ad affermare un'identità multipla che, come scrive Kuruvilla, è composta da due metà le quali “dovrebbero portare a un'addizione, non a una sottrazione”. Sono “pecore nere” in tutti i sensi, “diverse” per chi le addita etichettandole come “straniere” e ormai estranee rispetto alle tradizioni del proprio nucleo famigliare originario.
C'è chi, come il personaggio di “Salsicce” (Igiaba Scego), compra carne di maiale pur essendo musulmana, nel tentativo grottesco di aumentare il proprio coefficiente di “italianità” e fuggire così alle angherie della legge Bossi-Fini; chi rifiuta categoricamente di spalmarsi in testa olio di cocco e di legare i propri capelli in una treccia in perfetto stile indiano, come il personaggio di “Curry al pollo” (Laila Wadia); c'è chi si trova a fare i conti con un padre nero e un figlio biondo cenere, come fa la madre di “Ruben” (Gabriella Kuruvilla); infine chi vorrebbe provare ad entrare in polizia, ma è donna e, soprattutto, è nera, come la giovane al centro del racconto “Concorso” (Ingy Mubiayi).
In Pecore nere si legge la straordinaria varietà che la carovana migratoria diretta nel nostro paese ha saputo portare con sé e si tocca con mano la problematicità che caratterizza il tema dell'integrazione, oggi più che mai da affrontare tenendo conto del fatto che italiani non si nasce, ma italiani nuovi si diventa.



La nuova Ms Marvel, articolo di Internazionale sul fumetto di Kamala Kahn, la nuova eroina meticcia della Marvel.
Da: Internazionale

La Marvel, la casa editrice statunitense che ha creato personaggi come l’Uomo Ragno, Hulk, gli X-Men e i Fantastici 4, presenta il suo nuovo supereroe: Kamala Khan. Kamala è una ragazza musulmana di sedici anni. Vive nel New Jersey, Stati Uniti, con il fratello e i genitori di origine pachistana e piuttosto conservatori, ed è una grande appassionata di fumetti. Quando scopre di avere dei superpoteri – può allungare braccia e gambe e assumere forme diverse – decide di chiamarsi Ms Marvel, come Carol Danvers, un altro personaggio del mondo dei fumetti che Khan ha sempre ammirato. “È importantissimo per noi raccontare storie che riflettono il mondo e le sue continue evoluzioni. Ed essere un’americana musulmana rientra decisamente in questi processi”,ha detto Sana Amanat, editor della serie. Anche se questo è il primo fumetto della Marvel con un protagonista musulmano, la religione è solo uno dei tanti aspetti che definiscono Kamala. “La serie riguarda piuttosto un’adolescente che sta cercando di capire chi è e come affrontare delle cose straordinarie che le capitano”. Al progetto, avviato 18 mesi fa, lavorano l’autrice G. Willow Wilson e l’illustratore Adrian Alphona. Il primo numero del fumetto sarà in vendita a gennaio e dal 6 febbraio uscirà ogni mese.

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Immagine 1: The Wonder Within Helen Zughaib Lebanon / USA
Immagini tratte da Muslima


La locandina dell'evento

martedì 1 gennaio 2013

Principi e le idealità condivise dal gruppo TerroirMarche


1) Il territorio e l’origine. Pensiamo che i prodotti agro-alimentari non siano merci come le altre. Sono prodotti che non provengono solo dalla classica dialettica capitale/lavoro ma che vedono la luce sulla e nella Terra. Per questo invochiamo il principio dell’origine, cioè del legame assoluto col territorio. Questo è il solo principio valido nell’identificare un prodotto agricolo poiché ne valorizza il territorio e le genti che vi abitano e che hanno contribuito alla evoluzione di una determinata qualità/specie. Se i territori e le varietà autoctone sono beni comuni è giusto che ricevano tutela solo dalle collettività locali di riferimento. Tale legame col territorio, però, non deve assolutamente essere interpretato come una difesa di localismi politici e identitari frutto dell’attaccamento conservatore alle radici, ma al contrario come un percorso per costruire una agricoltura cosmopolita, una contadinità planetaria che leghi insieme le produzioni e le culture di tutto il mondo nella diversità dell’origine.

2) La terra e la sua difesa. Vogliamo un nuovo rapporto con la terra. Quella stessa terra che un tempo era fonte di stenti e povertà, oggi può proporre una nuova visione dell’ambiente e dei rapporti sociali. Gli agricoltori devono porsi come difensori, e non sfruttatori, dei territori e delle terre. In questo senso l’agricoltura riveste un ruolo fondamentale come presidio ambientale. Dobbiamo pensare di avere "in prestito" una t/Terra da consegnare ai nostri figli in condizioni migliori di quelle che abbiamo trovato. In questo contesto, e non come semplice marchio commerciale, si colloca la nostra visione di agricoltura organica, biologica o bio-dinamica. Questa idea di agricoltura come presidio del territorio ci porta, conseguentemente, a sostenere tutte le forme di lotta delle comunità locali contro le grandi devastazioni ambientali. 

3) Le relazioni sociali e produttive. Condividiamo un’idea etica e solidale di economia. Un’idea che pone al centro l’uomo e la natura e per cui l’economia sia un mezzo e non il fine. Siamo convinti che il progresso si misuri secondo variabili che sono anche culturali e sociali; che un vino - ad esempio - non sia solo una merce con un determinato prezzo ma il risultato di una storia complessa, che vede il dispiegarsi continuo dei rapporti fra vignaioli, territori, stagioni, comunità locali. Pensiamo, quindi, che vadano sviluppate tutte le forme possibili di economia e di distribuzione alternative che promuovono una visione umana del commercio, come i Gruppi di Acquisto Solidali, i mercati contadini locali, itineranti o biologici, le botteghe del commercio equo, la vendita diretta, la produzione per famiglie su prenotazione ed in generale tutte le forme che relazionano direttamente produttori e consumatori "critici", visti come co-produttori. Allo stesso tempo invochiamo l’agricoltura contadina (nelle sue molteplici forme di azienda famigliare, di piccola cooperativa, di piccola azienda a conduzione diretta) per la sua intrinseca capacità di esprimersi secondo relazioni produttive differenti da quelle della grande azienda industriale, incentrate sul conto/terzismo, sul lavoro precario e sul lavoro in nero, sullo sfruttamento, sulla rendita. 

4) La tracciabilità dei prodotti e del prezzo. Il rapporto fra produttori e consumatori oltre che diretto deve essere trasparente. Per questo noi vogliamo certificare direttamente come lavoriamo la terra, quali sono i nostri rapporti con il lavoro ed il capitale, come trasformiamo i prodotti della terra e il prezzo di cantina a cui vendiamo gli stessi. Tutte queste informazioni verranno raccolte e rese pubbliche dai membri del Consorzio.

5) Rivendicare la terra, rivendicare la vita. Rivendicare la terra significa per noi rivendicare la vita, riappropriarci certamente del valore economico, ma riappropriarci anche di un intero mondo di relazioni, di tradizioni e di sentimenti, divenendo una comunità organizzata e diffusa che abbia coscienza che si è giunti ai limiti dell’irreversibilità dell’insensatezza globale. Le prossime generazioni si troveranno costrette a produrre prevalentemente per riparare i danni delle produzioni precedenti. Non abbiamo nulla contro la tecnologia e la scienza. Ciò che critichiamo è la riduzione della vita a macchina, la sostituzione di ogni elemento della vita con un prodotto di sintesi da laboratorio. Per questo ci batteremo contro gli Organismi Geneticamente Modificati. Gli Ogm costituiscono oggi la più grande minaccia alla sensibilità planetaria. Contro di essi non c’è tempo da perdere né alcuna possibilità di mediazione. La ricerca, la sperimentazione, le legislazioni permissive, l’uso degli Ogm costituiscono un crimine contro la terra e contro l’umanità. Occorre fare di tutto perché ciò non accada.